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Letterato veneziano tra i
più illustri dell'epoca, il Bembo, sin dall'infanzia al seguito del padre,
importante uomo politico, ebbe modo di conoscere le principali città
italiane. A Ferrara, dal 1497 iniziò la stesura de Gli Asolani, opera
che sarà pubblicata da Manuzio nel 1505. Per lo stesso editore, già negli
anni 1501-02 aveva curato le edizioni delle rime del Petrarca e la Commedia
di Dante. Dal 1499 al
1506 numerosi ma vani furono i suoi tentativi di ricevere incarichi pubblici.
Nel 1506 lasciò Venezia e si recò ad Urbino, dove dimorò sei anni. Negli
ultimi anni di questo soggiorno si dedicò alla composizione delle Prose della volgar lingua, che
sarebbero state pubblicate nel 1525 a Venezia. Risale al 1513, anno in
cui fu nominato insieme a Iacopo Sadoleto segretario ai Brevi, l'epistola De
imitatione. Il 1530 vede l'edizione complessiva delle sue opere volgari (tra
cui le Rime) e latine e la sua nomina, da parte della signoria di
Venezia, a bibliotecario della Libreria Nicena (ora Marciana) e storiografo
ufficiale della Repubblica per la quale compose i Rerum Venetarum
historiae libri XII (1487-1513), che in seguito volgarizzò. Eletto
cardinale nel 1539 da Paolo III, fu vescovo di Gubbio e Bergamo. Autore di
eleganti carmi latini, affida il suo nome anche ad un importante epistolario
in latino e in volgare. Bibliografia: Dionisotti 1966: VIII, 133-51; LUI 1968-81: III, 64; LIE Autori 1982-91: I, 226-27; Cian 1982; Santangelo 1986: I 255-69; Gensini 1996: 88-90; Della Casa 1997; Lazard 1998: 330-32; Bonomi 1998c: 20-28 |